Walking the line
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5 giugno 1967, 7.45 del mattino. L’aviazione militare israeliana si alza in volo per annientare quella egiziana, senza dargli neanche il tempo di reagire. Ancora non è possibile saperlo, ma è il primo atto di un con itto che, breve e incisivo, rivoluzionerà il destino dell’intera regione. In meno di una settimana le truppe di Israele occuperanno la Cisgiordania, la parte orientale di Gerusalemme, la Striscia di Gaza, le alture del Golan e la penisola del Sinai. Da quel momento, l’occupazione militare e le sue in nite violazioni diventeranno, nella narrazione dominante, una conseguenza accidentale e necessaria nella lotta di Israele per la sua sopravvivenza. Cinquanta anni dopo, due giornalisti e un fotografo, hanno percorso quel con ne che poteva e doveva essere, senza essere stato mai.
Un viaggio fotogra co lungo e attorno quella “Linea Verde”, come veniva chiamata la frontiera tra Israele e quello Stato di Palestina che milioni di persone aspettano ancora possa vedere la luce. Verde, come l’inchiostro usato per disegnarla sulla mappa durante le trattative per l’armistizio. Un’alternanza di ritratti e di luoghi simbolici, per incrociare le memorie personali e quelle collettive. Una raccolta di voci, incontrate lungo il cammino, per riportare la narrazione a coloro che – per cinquanta anni – sono stati l’oggetto del racconto, facendoli tornare soggetto, cogliendo nell’alternanza tra gente comune e intellettuali quale sia la radicata relazione tra memoria personale e collettiva.
I grandi temi del convitto vengono raccontati con i volti e i luoghi simbolici, attraverso le foto di Cecere, mentre Elia e Dalla Negra hanno raccolto le memorie, sia della comunità occupata, che in assenza di uno Stato ha generato un’identità collettiva nel racconto, sia nella comunità occupante, per capire come in fondo nessuno si salvi dall’occupazione.
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